venerdì 3 giugno 2011

NUOVE DA PALAZZO SAN GIACOMO..........

DE MAGISTRIS SI INSEDIA IN COMUNE E PENSA GIÀ AL BUCO IN BILANCIO


Nei primi 100 giorni del nuovo sindaco la priorità sono i rifiuti
di Enrico Fierro F.Q. 3/6/2011
Dicono che “Gigino ‘o sinnaco” si sia già messo le mani nei capelli. Ha varcato l’austero portone di Palazzo San Giacomo, scansando una pletora di questuanti, protestatari e spicciafaccende vari, e subito ha capito che l’opera che lo aspetta è titanica.

Che il palazzo dove vivrà per i prossimi cinque anni è la sintesi perfetta di tutti i vizi della città: pressappochismo, clientelismo, favoritismi, una cultura del “mo vech’io” (me la vedo io) che cancella regole, calpesta diritti, manda a quel paese il concetto di efficienza.

Gli hanno stretto la mano dirigenti e impiegati, i vigili hanno indossato le divise buone e accennato il saluto militare, il cerimoniale si è raccomandato che almeno per qualche giorno il ragazzo del bar che a ciclo continuo porta su caffè, brioches, pizzette e arancine, si prenda una pausa.

Manager, consiglieri d’amministrazione e consulenti delle lunghissima teoria di aziende partecipate e municipalizzate varie, aspettano con timore lo spoil system. A chi toccherà?


È l’ora del tutti a casa o si continuerà come prima, come sempre? Luigi De Magistris sta costruendo la sua “giunta dei professori” (molti assessori saranno prelevati dal mondo universitario) e non ha ancora deciso chi sarà il responsabile delle Finanze, quello che è certo è che chiunque sia si troverà di fronte al precipizio.

Il comune non ha approvato il bilancio preventivo per il 2011, il governo ha già concesso due proroghe, l’ultima scade il 30 giugno, se il documento contabile non verrà approvato entro quella data si rischia il commissariamento.

Se verrà concessa una nuova dilazione sarà breve.

E il dissesto finanziario è alle porte, con debiti fuori bilancio (dati 2008) superiori ai 100 milioni, un record italiano, aziende fornitrici che vengono pagate con 3 anni di ritardo, società municipalizzate sommerse dai debiti che a fatica riescono a pagare gli stipendi.

Il Comune di Napoli ha 15 mila dipendenti, che arrivano a 20 mila calcolando anche quelli delle 23 società partecipate.

UN POZZO senza fondo riempito di debiti (alcune fonti parlano di un buco superiore al miliardo di euro) e personale. Novemila assunzioni negli ultimi anni, 5 mila almeno senza uno straccio di concorso.

E una cinquantina di manager che rastrellano 1,6 milioni di euro l’anno di stipendi.

Una jungla che il nuovo sindaco intende tagliare col machete.

Consiglieri di amministrazione che per un paio di riunioni l’anno portano a casa dai 15 ai 30 mila euro, poltrone di presidenti e manager usate come premio di consolazione per ex deputati, ex vicesindaci e trombati vari della politica.


Tino Santangelo, numero due della Iervolino, era presidente di “Bagnoli futura”, la società che si occupa del risanamento dei terreni della ex Italsider, quando va al Comune il suo posto viene preso da Rocco Papa, prima vicesindaco .

Oggi a presiedere la società (per 58956,66 euro l’anno) è l’avvocato Riccardo Marone, ex deputato Pds e sindaco facente funzioni quando Bassolino si trasferì a Roma per fare il ministro del Lavoro.
Secondo indiscrezioni, “Bagnoli futura” ha accumulato 293 milioni di debiti.

Nomine sempre fatte col bilancino della lottizzazione politica.

Alla Mostra d’Oltremare c’è Nando Morra, ex segretario regionale della Cgil, ex consigliere regionale del Pci. Stesso criterio per i direttori generali.

All’Arin, la società che si occupa di acqua pubblica e che ha debiti per 295 milioni, troviamo un ex presidente di Municipalità, l’ex capo-gabinetto di Bassolino, un ex deputato di Rifondazione comunista, oggi dirigente di Sel.

Compensi e poltrone sicure che sarà molto complicato mettere in discussione.
Molti manager, infatti, durano in carica tre anni, per licenziarli e sostituirli con altre professionalità servono soldi.

NEI PRIMI CENTO giorni del suo mandato, De Magistris vuole prendere di petto la questione rifiuti, aumentare la raccolta differenziata porta a porta e cancellare per sempre l’immagine di Napoli invasa dalla monnezza.

Non sarà facile. Differenziare la raccolta dei rifiuti (solo 97 mila tonnellate l’anno su 550 mila, di queste, però, 15 mila non vengono riutilizzati e finiscono in discarica) costa almeno 100 milioni di investimenti, altri 39 servono per la gestione annua.

L’Asia è l’azienda municipale dei rifiuti, ma ha debiti per almeno 200 milioni di euro e 3 mila dipendenti, ma di questi solo 1950 scendono in strada, perché 300 hanno più di 60 anni e vanno fatti “scivolare” verso la pensione, altri 250 sono considerati “inidonei”.

Questa è la Napoli che aspetta il miracolo di “Gigino ‘o sinnaco”.