Laura Bismuto :
non si puo' descrivere la faccia di quelli del pdl quando dallo spoglio dei seggi della sanità uscivano tanti tantissimi "de magistris"..."de magistris"..."de magistris"..."de magistris"..."de magistris"..."de magistris"..."de magistris"..."de magistris"..."de magistris"..."de magistris"!
tutto pensavano... tranne che luigi potesse cominciare a scassare proprio da là!!!!!!! ...sembravo allucinata anch'io....
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Il cambiamento, la memoria e la sovversioneSovversione, in senso non violento e nel suo significato più profondo, è intimamente legato al significato di memoria.
pubblicata da Ivan Saltarel
il giorno martedì 31 maggio 2011
Queste due parole furono iconizzate non da un filosofo o da un grande statista ma dal capo della giunta militare argentina che, negli anni '70, si rese responsabile della tortura e della morte di più di trentamila persone: Jorge Rafael Videla soleva ripetere come un mantra: la memoria è sovversiva.
Ne era terrorizzato.
Aveva pienamente ragione: fino a quando si mantiene viva la memoria degli abusi rimane in vita la capacità di sovvertire la realtà esistente.
Così ogni potere illiberale tenta ad ogni costo di liquefare la memoria collettiva per ottenere uno specifico risultato: pervenire ad una totale amnistia per amnesia.
Per nostra fortuna non ci troviamo nell'argentina dittatoriale di un trentennio fa ma sicuramente in una democrazia malata.
La malattia ha trovato la sua piena espressione in una classe politica che trasversalmente da destra a sinistra, tranne alcune eccezioni, ha lavorato per distorcere il potere pubblico conferitole al fine di cambiare surretiziamente la forma dello Stato, per riscrivere un patto sociale basato sul privilegio di poche minoranze organizzate ai danni di maggioranze disorganizzate.
Il pensiero organizzato dominante ha appiattito ed appiattisce la catena dei fatti conservando solo l'ultimo anello e distorcendolo, lasciando cadere nell'oblio i rimanenti anelli.
Leo Longanesi molti anni fa l'aveva già intuito e scriveva: "quando avremo compreso tutta la verità, non la ricorderemo più".
Quello che svela il contemporaneo oridinamento della realtà è un'assuefazione che ottiene l'effetto di rendere nuova norma sociale ciò che ieri scandalizzava e indignava e a livello legislativo di riplasmare la giustizia con devianze elitarie: una giustizia debole con i forti e forte con i deboli, secondo la peggiore della tradizione secolare italiana.
La memoria sovversiva è un antidoto contro il sottile veleno dell'asssuefazione per sovvertire democraticamente l'ordine esistente, frutto di una storia corale di una nomenclatura di personaggi non solo appertenenti al mondo della poltica ma anche a quello dell'economia, della Chiesa, dell'informazione e comunque ai piani alti della scala sociale.
Personaggi che lavorano soprattutto nell' ob scenum, nel fuori scena a destra, a sinistra, sopra e sotto per spostare l'ago della bilancia dove più conviene a un ordine in apparenza democraticamente eletto ma, in una realtà ben offuscata, volto alla tutela degli interessi dei pochi ai danni delle moltitudini.
L'italianità di questa situazione consiste proprio nella trasveralità nella detenzione di un potere deviato, salvo alcune minoranze illuminate che in alcuni periodi della nostra storia sono riuscite a scrivere pagine importanti come la Costituzione, Tangentopoli per citarne solo due che gettano una luce su uno Stato che conserva ancora quell'elemento che mina le fondamenta dello Stato moderno per definizione: il conflitto di interessi.
Gli storici sono quasi tutti concordi su questo elemento: la nascita dello Stato moderno è sancita nel momento in cui il sovrano separa il proprio patrimonio da quello statale, quando rinuncia alla concezione patrimoniale dello Stato.
In Italia questo non è mai avvenuto, il potere deviato si è riverginato si dagli albori dello Stato italiano, dallo scandalo della Banca Romana attraverso la prima guerra mondiale per giungere al fascismo, dove si è riproposto pienamente il modello manzoniano del don Rodrigo e dei suoi sgherri: il fascismo ottenne in primis un grande successo perché ha conferito fin nei luoghi più capillari abusi di potere ed è fallito drammaticamente sulla pelle di milioni di persone perché ogni abuso di potere porta con sé la caducità della propria illusione.
E quello che più mi colpisce in questo scenario non è solo il don Rodrigo di turno e i suoi sgherri ma anche la massa sterminata dei don Abbondio che costantemente contribuiscono a procrastinare quel matrimonio tra classe dirigente e società civile che è proprio dello stato di diritto.
Mi viene da dire e lo dico con tutto il cuore riferendomi ai don Rodrigo e agli sgherri: "non prevarranno".
Per fortuna la società nel suo complesso ha degli anticorpi, reagisce ,e lo si vede chiaramente in questi giorni, alle mostruosità del sistema. L'anomalia italiana può essere sanata: le strade sono molte.
Qualunque strada si intraprenda deve avere una caratteristica fondamentale: dev'essere pregna di responsabilità nella duplice valenza etimologica che questa parola possiede: rispondere alla società, ma anche prevedere e per far questo ci vogliono uomini che vivono per la politica e non di politica, che non violentano il passato, il presente e il futuro.
Il futuro...non è quello che verrà ma quello che costruiamo assieme, in una democrazia bilanciata anche dal peso di una cittadinanza attiva responsabile, tanto importante come quello della classe politica.
Rispostiamo allora l'ago della bilancia e ristabiliamo l'equilibrio istituzionale degno di una vera democrazia affinché governino le regole, non i singoli.
La sovversione democratica è possibile e il vento di cambiamento attuale può costituire un potente propulsore.
E allora mi consento un po' di slancio nell'affermare che il raccordo memoria cambiamento e sovversione mi consentirà di dire un giorno ai miei figli che ciò che ci unisce non ha tempo.
Ivan